Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto;
e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà».
Gesù le rispose: «Tuo fratello risusciterà».
Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno».
Gesù rispose: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» (Giovanni 11, 21-26)
Molti di noi hanno già fatto nella vita l'esperienza di perdere qualcuno dei propri cari. È una cosa terribile, perché la morte interrompe tutto: gli affetti, le storie, le relazioni. Certo, restano i ricordi, ma questi non bastano mai a riempire il vuoto che la morte provoca nelle nostre esistenze. Per questo motivo l'apostolo Paolo definisce la morte "l'ultimo nemico", quello assoluto, definitivo, il più tenace e impossibile da sconfiggere.
Impossibile? Eppure la fede cristiana si basa tutta su un annuncio, nato nel giorno della prima Pasqua: "Cristo è risorto!" Tutta l'avventura della fede, della predicazione, delle chiese cristiane inizia da questo annuncio straordinario, così difficile da capire per la mente umana. D’altronde, molte volte, prima di essere crocifisso, Gesù ha ripetuto le parole che annunciano la resurrezione. Qui le rivolge a Marta, una donna che ha appena perso il fratello. Lei ha appena rimproverato il Cristo di essere arrivato troppo tardi: "Se tu fossi arrivato prima..." e invece è arrivata prima la morte, ha vinto lei! Gesù la invita ad avere fiducia, non solo nella piccola-grande speranza di questa donna, che pure dice di sapere che un giorno lontano, "l'ultimo giorno", suo fratello sarebbe risorto.
Gesù la esorta ad avere fiducia in Lui che si presenta come la resurrezione e la vita, adesso! Una fiducia a tutto campo, in vita e in morte. In vita, perché la speranza della resurrezione ci aiuta ad assaporare l'esistenza senza timori, senza ansie. Il Signore che ha vinto la morte ci aiuta a guardare a Lui nella nostra esistenza, perché da Lui riceveremo la forza necessaria per affrontare gli ostacoli, anche i più terribili. Scopriremo che ci è dato di vivere una vita piena di senso, nonostante le difficoltà. E poi anche una fiducia in morte, perché la vita terrena non è l'unica possibilità che ci è data. Grazie alla risurrezione di Gesù ci è stata aperta un'altra strada: quella che ci annuncia che vivremo ancora alla presenza di Dio. Come dirà l'apostolo Paolo: "Saremo sempre col Signore" (I Tess. 4,17).
Grazie a Gesù Cristo, questa è l'ultima parola della vita: non la morte, ma la Risurrezione! Pur essendo spesso divisi su altri punti, su questo, tutti i cristiani - cattolici, protestanti, ortodossi - concordano: Gesù è risorto per la salvezza dell'umanità. Nei Vangeli e nelle Lettere degli apostoli la sua risurrezione è collegata alla nostra: come Cristo vive, anche noi vivremo. La morte non mette fine all'opera di Dio, anzi quest’opera inizia con la nostra vita terrena e continua in vita eterna. Già adesso possiamo vivere in una dimensione spirituale che ci proietta nell’eternità.
Insomma: vita come gioia di chi è liberato dal grande peso della paura e morte non come fine di tutto, ma trasformazione. L'apostolo Paolo dirà: "Saremo trasformati da realtà carnale a corpo spirituale" (I Cor. 15,52).
E per raggiungere questa realtà non dobbiamo fare nulla. È Gesù che ha fatto tutto, è Lui che ha infranto il terribile muro della morte e ci ha donato questa speranza invincibile. Ci chiede una sola cosa: credere in lui, avere fiducia. Come lo chiede a Marta: "Credi tu questo?". Amen!